A proposito di bellezza

A PROPOSITO DI BELLEZZA

Una riflessione sulla drammaterapia, sulla bellezza e sui centri estetici

Mi sono trovata per ragioni strambe su cui sorvolo in un nuovo centro estetico dotato di attrezzature ultra-sonicho-leggendarie (di cui non ho capito subito lo scopo) destinataria di un trattamento-regalo  di alto livello. Seduta davanti ad una bellissima signora dall’accento esotico che mi dedica un colloquio personalizzato per individuare il trattamento più consono a me. Mi chiede: 

“Qual è il suo sogno nel cassetto?”

Ci penso un po’… Immagino che Fare un viaggio in India a Natale o Diventare famosa con uno spettacolo che parla del cambiamento climatico non siano le risposte adeguate alla circostanza.

“Calare un po’ la pancia?”  dico. 

Non è proprio un sogno nel cassetto, ma di certo non mi dispiacerebbe. E’ una risposta buona per la Bella-Signora, che mi confessa che anche lei ha avuto per anni questo problema, che palestra e ginnastica non riuscivano a risolvere, ma poi finalmente, grazie allo SKULPT, è riuscita a realizzare il suo sogno impossibile: comprarsi una maglietta aderente. 

Vabbè, chi sono io per giudicare i sogni degli altri? Proviamo questo SKULPT. 

Ovviamente questo sarebbe il primo di 10 trattamenti che poi dovrei pagarmi io (e che non costano poco) ma in questo pomeriggio afoso di agosto non mi sento di escludere a priori nessuna possibilità, Bella-Signora è simpatica e gentile, l’umore è lieto ed incline al “Perchè no…”

Dunque mi ritrovo in una saletta con Lara,  un po’meno bella ma altrettanto gentile che mi fa spogliare e stendere su un lettino e mi avvolge la pancia in una fascia nera sotto la quale pone una specie di padella collegata ad una macchina ultra-sonico-leggendaria che serve a fare lo SKULPT, per l’appunto. 

Comincio a sentire un martellamento un po’ inquietante sull’addome, come se ci fosse un picchio che ha deciso di fare un buco nell’albero della mia pancia. Lara mi spiega che non è doloroso nè pericoloso. La macchina stimola i miei muscoli e gli fa fare lo sforzo di 25.000 addominali in un’ora (cosa che sarebbe impossibile in palestra). 

Azzardo che forse preferirei fare addominali, mentre Lara mi spiega sorridendo che lei non avrebbe manco il tempo di andarci in palestra, però anche lei ha diritto a una pancia scolpita, e così fa un trattamento di ½ ora ogni due giorni e voilà!

Cerco di scrutare sotto la maglietta bianca di Lara ma non mi è dato intravvedere nulla. 

Ed ecco che mi arriva la folgorazione: non SKULPT, bensì SCULPT! Il nome dell’infernale macchinario! Dal verbo SCOLPIRE. Mi stanno scolpendo la pancia. Quest’idea mi terrorizza un poco. 

Allora, per non pensare al fastidioso picchiettamento del ventre le racconto che non mi piace tanto l’idea del corpo come una materia da scolpire secondo un’idea predeterminata nella nostra testa, o peggio, nella testa della cultura dominante. 

“Il corpo siamo noi –  le dico –  ha la forma e la consistenza della vita che facciamo, dei pensieri che pensiamo. E forse se una persona desidera i muscoli tonici dovrebbe riuscire a trovare il tempo per dedicarsi ai propri muscoli facendoli lavorare.”

Le racconto dello stage di danza africana che ho appena terminato, dove mi hanno insegnato a cercare la pulsazione che arriva dalla terra e mi spinge verso il cielo. Lo stesso movimento si può riprodurre dicendo: “Piega le ginocchia, stendi le ginocchia”, però non è la stessa cosa, è un movimento senz’anima.” Le dico che per me la bellezza non è statica, è nel come uno si muove; le racconto di attrici bellissime che sul palco teatrale non rendevano nulla perchè non avevano quest’energia, questa verticalità (colgo un pensiero doloroso di Lara alla sua schiena, non altrettanto “scolpita” evidentemente). 

Lei mi ascolta un po’ confusa, non sa cosa rispondermi. 

E allora le racconto di un corso che ho tenuto per alcuni anni, un laboratorio di drammaterapia che si intitolava SENTIRSI GNOCCA,  dove lavoravamo, in modo semiserio, proprio su camminate, verticalità, ritmi e modi di muoversi. Alla ricerca del “sentire” (più che “scolpire”) la propria bellezza, per meglio manifestarla. Ero partita proprio dall’idea che piace una donna che SI piace, e che forse l’idea di bellezza andava un po’ investigata, con metodi teatrali ovviamente, perchè ognuna potesse trovare la sua personale. Un po’ il principio opposto dello “scolpire” il proprio corpo.

Il mio sproloquio è stato bruscamente interrotto dall’irruzione di Bella-Signora che chiede:

“Tutto bene?”

Lara mormora timidamente:  “Parlavamo di filosofia…”

Io aggiungo: “Forse non è proprio quello che fa per me…”

“Ah, lei è più….OLISTICA forse.” Pronuncia la parola con una punta di disgusto. Non piace molto neanche a me, però annuisco.

“Beh, allora stoppiamo tutto. Non è che siamo obbligati… se non piace non piace.”

E leggo chiaramente nei suoi occhi la certezza che non proseguirò mai il trattamento. Dunque non vale la pena di sprecare per me  un solo minuto in più di elettricità.

“Le lascio il tempo di rivestirsi con calma.”

E si porta via Lara, più utile altrove evidentemente. Improvvisamente sono cliente di serie Z, la gentilezza di prima è scomparsa completamente, anche il saluto è frettoloso: non vedono l’ora di liberarsi di me.

E così mi han messo alla porta con mezz’ora di anticipo. Mi son trovata sola nell’assolata via, con un certo dolore ai muscoli del ventre (25.000 addominali in un’ora… dunque almeno 1000/ 1500 devo averli fatti!) ma con una nuova ispirazione: SENTIRSI GNOCCA… vorrei riprenderlo quel laboratorio.

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